Detto ciò, passiamo ad analizzare le caratteristiche che fanno la differenza tra un, giustamente costoso, sistema d’allarme via radio professionale e quei sistemi che con una spesa irrisoria promettono di mettere in fuga anche il più esperto dei malviventi.
Grado di sicurezza
La valutazione dei livelli di sicurezza di un sistema senza fili è regolamentata dalle norme Cei 79-16, che suddividono questa categoria di prodotti in quattro livelli A-B-C-D, ovvero 1°, 2°, 3° e 4° livello, dove il livello A (1°) è il minimo ed il livello D (4°) è il massimo. Questa informazione viene spesso omessa nei sistemi non professionali a basso costo.
Ermeticità del codice
Uno dei modi per attaccare un sistema di sicurezza senza fili è quello di intercettare e copiare il codice per l’attivazione/disattivazione del sistema. Questo problema è stato risolto grazie all’introduzione di telecomandi Rolling code che, attraverso un algoritmo di sincronizzazione con la centrale, inviano un codice diverso ad ogni trasmissione.
Doppia frequenza
Un ulteriore elemento da tenere in conto quando si parla di allarmi senza fili riguarda l’utilizzo della cosiddetta “doppia frequenza” o “doppia banda”; questa tecnologia si basa sulla codifica digitale e sulla trasmissione simultanea della stessa informazione su due frequenze separate. Si è cioè pensato di raddoppiare i vettori radio, basandosi sul fatto che risultava molto improbabile il contemporaneo disturbo su entrambi i vettori. In pratica è stato impiegato in centrale (e sulle sirene via radio) un doppio ricevitore (a larga banda), e sui sensori un doppio trasmettitore, allocati rispettivamente su due diverse bande di frequenza (ultimamente 434 MHz e 868 MHz per rientrare nelle normative). Se una delle due frequenze è disturbata, l’altra frequenza assicura la corretta trasmissione delle informazioni. In caso di interferenza sulle 2 frequenze la reazione dell’impianto è immediata. In qualche secondo i disturbi sono analizzati e, se necessario (in caso di accecamenti radio), viene attivato un allarme (antimanomissione radio). Anche dopo un tentativo di accecamento: il sistema è di nuovo completamente disponibile senza richiedere l’intervento dell’Installatore o dell’Utente.
Larghezza di banda
Per definizione ogni banda di frequenza può essere suddivisa in canali: ad esempio la banda che va da 868MHz a 869 MHz può essere divisa in 10 canali da 100 KHz oppure in 50 canali da 20 KHz o in 100 da 10 KHz. Più piccolo è il singolo “canale” più precisa dovrà essere la trasmissione. Più piccola sarà la “larghezza di banda” (banda stretta) del ricevitore meno saranno i disturbi che esso riceverà da trasmissioni parallele non esattamente centrate sulla propria “banda passante”.
Anti jamming
Il jamming è l’atto di disturbare volutamente le comunicazioni radio (wireless), facendo in modo che ne diminuisca il rapporto segnale/rumore, indice di chiarezza del segnale, tipicamente trasmettendo sulla stessa frequenza e con la stessa modulazione del segnale che si vuole disturbare. Nel caso dei sistemi di sicurezza questo disturbo, che può essere casuale o volontario, compromette il dialogo tra la centrale e le periferiche, impedendo così il rilevamento e la segnalazione della condizione d’allarme. Le centrali dotate di funzione anti jamming monitorano costantemente lo stato della comunicazione con i dispositivi periferici segnalando per tempo le condizioni di avaria.
Frequency Hopping (salto di frequenza)
Un altro passo avanti verso una migliore sicurezza negli impianti di allarme wireless è data dall’uso della tecnica del salto di frequenza “FREQUENCY HOPPING”, già usata in campo militare. Il ricevitore opera “saltando” continuamente, secondo un determinato algoritmo di casualità, da un canale di ricezione ad un altro, in modo sincrono con quanto fa il trasmettitore. Naturalmente i “canali” operativi sono molto “stretti”, ed il loro numero è notevolmente elevato. E’ evidente che con una simile tecnica, le possibilità di impedire, disturbando, che il messaggio raggiunga il destinatario sono veramente molto basse.