Allarme senza fili

I sistemi di protezione via radio vengono preferiti in tutte quelle situazioni dove, per ragioni estetiche o per vincoli architettonici, non è possibile passare dei cavi. Va premesso che nessun sistema via radio, per quanto innovativo e dai contenuti altamente tecnologici, può offrire lo stesso grado di protezione di un sistema filare. Detto questo è altrettanto vero che utilizzando dei buoni prodotti, di fascia alta e sapientemente installati si riesce a raggiungere un ottimo livello prestazionale.

La poca affidabilità dei sistemi di sicurezza wireless è da imputare ad alcuni fattori essenziali:

  • Natura del mezzo trasmissivo: nei sistemi di sicurezza wireless le informazioni tra la centrale e i sensori vengono inviate tramite l’etere e possono essere intercettate e disturbate con l’ausilio di semplici strumenti.
  • Bande di frequenza: le centrali via radio trasmettono sulle frequenze di 433 e 868 MHz, tali frequenze, come vedremo di seguito, sono liberamente utilizzabili da chiunque decida di immettere sul mercato dei prodotti che utilizzano la comunicazione radio. In particolari condizioni, specialmente in presenza di prodotti non conformi, queste frequenze potrebbero risultare sature e quindi non disponibili per la trasmissione, questo potrebbe provocare la mancata segnalazione di un’allarme reale o l’attivazione della segnalazione di manomissione sulla centrale.
  • Bassa qualità dei prodotti: oggi, anche nel campo dei sistemi di sicurezza, stiamo assistendo ad una diffusione massiccia di sistemi di sicurezza entry level che costano quattro soldi e che vengono rifilati al cliente, a caro prezzo, come se fossero il non plus ultra dei sistemi radio.

In forza a quanto detto allego alcuni stralci di un articolo dell’ARPA preso da internet;

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Il Piano nazionale di ripartizione delle frequenze considera anche le cosiddette “bande non licenziate” a uso collettivo. Si tratta delle bande di frequenze utilizzate per alcuni apparecchi quali, ad esempio, i radiocomandi e gli allarmi. Per questo tipo di bande non è possibile pretendere la “protezione” da interferenze provenienti da apparecchiature di utenti operanti nello stesso intervallo di frequenze. Gli accertamenti sulle segnalazioni d’interferenze, effettuati dall’Ispettorato del ministero per lo Sviluppo economico e le comunicazioni, mostrano carenze di informazioni corrette e in alcuni casi la commercializzazione di prodotti non a norma.

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Sono di libero uso ad. es. radiocomandi, allarmi su frequenze 433 e 868-9 MHz e varie applicazioni audio. In generale i sistemi che impiegano bande di frequenza di tipo collettivo (non licenziate) non possono pretendere la “protezione” da interferenze provenienti da apparecchiature di utenti operanti nelle stesse bande. Le norme tecniche a cui devono fare riferimento le apparecchiature in Europa prevedono per le bande a uso collettivo particolari modalità operative e potenze assai limitate, anche allo scopo di consentirne l’uso contemporaneo da parte di vari utilizzatori. Questi vincoli sono imposti alle apparecchiature, generalmente costruite per il mercato mondiale, mediante interventi sul software di bordo, a cura dell’importatore nel mercato europeo. Nel caso ciò non dovesse avvenire si creerebbero le condizioni per possibili interferenze.

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Molto più evidenti agli utilizzatori e apparentemente preoccupanti risultano le interferenze che si verificano sui radiocomandi in genere, operanti nella banda particolarmente “affollata” dei 433 MHz: radiocomandi per auto, cancelli, porte e garage, tapparelle elettriche, estensori di telecomandi TV (in particolare legati a Sky), antifurti senza fili ecc.

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È evidente, nella modalità di richiesta di risoluzione delle presunte interferenze, la mancanza di informazione sull’uso di apparati che non hanno “diritto alla protezione”; gli installatori (in particolare di costosi antifurti) spesso non informano i clienti e tendono a non farsi carico di eventuali successivi problemi interferenziali.

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